Viene sottolineato dal CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) che otto giovani magistrati provenienti da diversi contesti territoriali hanno agito contro il procuratore Giordano per quanto riguarda lo scandalo “Sistema Siracusa” senza essere animati dal proposito di danneggiarlo tramite una sorta di macchinazione.

Le dichiarazioni del CSM:“Va restituita serenità e credibilità all’ufficio, agli occhi dell’ambiente giudiziario e dell’intera cittadinanza siracusana. E tale ricostituzione di serenità e credibilità impone il trasferimento del dott. Giordano”.

Con queste motivazioni il CSM ritiene ricorrere i presupposti dell’incompatibilità del procuratore Giordano con ogni funzione giudiziaria nel circondario di Siracusa. All’ordine del giorno del 6 giugno davanti al Plenum del Consiglio superiore della magistratura ci sarà la discussione in merito alla posizione del Procuratore della città di Archimede.

Giordano nell’ultima riunione del 16 maggio davanti ai magistrati del Csm aveva chiesto il trasferimento alla Direzione Nazionale Antimafia, pratica non ancora vagliata dalla Terza Commissione, ma nel frattempo la prima Commissione si è espressa chiaramente: “Ciascun episodio, e soprattutto la valutazione unitaria di essi, conduce a ritenere come irrimediabilmente compromesso il rapporto fiduciario tra i sostituti ed il procuratore, con la conseguenza di non consentire una valutazione prognostica positiva circa il proficuo esercizio della giurisdizione da parte del dott. Giordano nel circondario di Siracusa”.

Il provvedimento che assumerà il plenum su richiesta della Commissione “non deve essere avvertito come sanzionatorio per il destinatario ma come teleologicamente orientato a ripristinare un corretto esercizio del prerequisito di una funzione giudiziaria esercitata in condizioni di indipendenza e imparzialità”, da come si evince, nessuna responsabilità diretta o indiretta sui fatti del Sistema Siracusa, ma la consapevolezza che lo stesso non possa esercitare, in piena indipendenza e imparzialità, alcuna funzione giudiziaria nel circondario. Anche perché come sottolineato dai magistrati del Csm è lo stesso Giordano che nelle proprie difese attacca la credibilità delle dichiarazioni rese dagli otto sostituti autori dell’esposto da cui è partita l’indagine di Messina, affermando che “provengono da fonti non disinteressate, rappresentano circostanze non vere, inesatte oppure distorte e, in definitiva, prive di fondamento e di efficacia dimostrativa”.

Gli otto sostituti avrebbero tenuto una “assoluta slealtà di comportamento”, secondo Giordano, volendo appositamente “creare il caso, danneggiando lo scrivente, facendolo passare per quello che non è”. Dichiarazioni che fanno risaltare ancora di più un rapporto fiduciario compromesso tra sostituti e procuratore quando è lo stesso Csm che ammette, contrariamente a quanto sostenuto dal procuratore, che “le dichiarazioni rese dagli otto sostituti, nell’esposto e nel corso delle audizioni svolte, sono prive di qualsiasi elemento, intrinseco o estrinseco, che le renda interessate, distorte o prive di fondamento”.

Fatti specifici e puntuali, riscontrati sul piano documentale e che, per di più, hanno trovato significativo conforto negli sviluppi investigativi, vista la misura cautelare emessa per quegli stessi fatti dal Gip di Messina, a carico dell’ex Pm Longo, degli avvocati Calafiore e Amara e dei consulenti Naso, Verace, Pace e Perricone. Ad avviso del Consiglio, si è trattato di una segnalazione ispirata dall’intento di far cessare una situazione di “corrosivo e virulento inquinamento dell’azione investigativa dell’ufficio, determinata da evidenti e noti comportamenti patologici tenuti da alcuni sostituti”.

I magistrati del Csm scrivono che gli interventi del procuratore erano stati inadeguati. Con l’esposto, gli otto sostituti si sono assunti il rischio non solo di un eventuale discredito personale ma anche di potenziali responsabilità disciplinari, civili e in ipotesi anche penali. “Otto diversi sostituti , sottolineano dal Consiglio superiore della magistratura, otto giovani magistrati provenienti da diversi contesti territoriali e per gran parte in servizio in quell’ufficio da pochi anni, senza pregresse ragioni di contrasto con il procuratore Giordano, hanno agito senza essere certo animati dal proposito di danneggiare il procuratore tramite una sorta di macchinazione”. Gli otto esponenti hanno più volte sottolineato: “il procuratore della Repubblica era già a conoscenza di quegli stessi fatti, che gli erano stati segnalati più volte dai sostituti, per iscritto o oralmente”.

Un’altro capitolo di mala giustizia a Siracusa che viene chiuso con il botto, dopo i casi precedenti che hanno riguardato il sostituto Musco e l’ex procuratore capo Ugo Rossi.

Troppi interessi circolano attorno alla nostra provincia, dal petrolchimico alle discariche, dai piani di risanamento ambientale e bonifiche fantasma. Nella nostra provincia manca il senso di legalità diffusa e dello sviluppo sostenibile. Ma anche una classe dirigente forte e non corruttibile capace di amministrare i veri bisogni della collettività. Per ripristinare la legalità abbiamo bisogno di un nuovo procuratore, specchiato al di sopra delle parti e che sia capace di ridare luce al “palazzaccio” (e non solo) dopo venti anni di oscurità.

Anche l’associazione ambientalista “Terramare”, in relazione ai fatti oggetto d’indagine dell’operazione cd ”Sistema Siracusa”, che ha visto coinvolti magistrati in forza alla Procura della stessa città, pur non entrando nel merito, non avendo conoscenza diretta degli atti investigativi, esprime perplessità sui tempi e conduzione delle indagini riguardanti la denuncia presentata il mese di settembre 2017 per i reati di disastro ambientale, contro gli stabilimenti industriali attivi nel SIN, tra i quali Versalis spa del gruppo ENI. Per non parlare dell’assemblea cittadina “Popolo inquinato” che nel 2014 presentò una denuncia sulla cattiva qualità dell’aria del quadrilatero siracusano e sulle bonifiche inesistenti nonostante nel 2008 e prima nel 2005 furono stanziati 775 milioni di euro per la rada di Augusta. Pertanto a mezzo del difensore delle 2 associazioni ambientaliste si sta per depositare una memoria integrativa, anche perché sostiene il legale avv. Passarello: “Non possiamo permetterci più il lusso di continuare a vedere morire di fame, di puzza e di cancro gli abitanti del quadrilatero industriale Melilli -Augusta-Priolo e Siracusa. La popolazione va risarcita per il danno subito”!

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