Povertà e solitudine che, nel diventare crisi economica permanente e diffusa a stati sociali sempre più ampi della popolazione, sono lo specchio contro cui si infrange la vita umana .
Melilli, fino a poco tempo fa, granitica nelle coesione sociale, si scopre senza gli anticorpi necessari a reagire. La forza di un territorio diventa debolezza e scolora nel dolore per le vite che non ci sono più .qui si continua morire e nessuno se ne accorge, mi correggo si fa finta di non accorgersi. La povertà ha bussato alle loro porte. Gli anziani di tutta la città trascorrono le giornate seduti sulle sedie, davanti e dentro i circoli, sui muretti a guardare … scuotendo la testa, gli operai che stanno in piazza a sputare sentenze su questa amministrazione. Una vita quotidiana sempre più difficile, senza risposte da una vita pubblica, che appare affaccendata in altre questioni, di cui si fa fatica a capire la consistenza, quando sull’altro piatto della bilancia, ci sono vite umane . Sono soprattutto le persone di Chiesa a farsi interpreti del dolore e dello sdegno di una comunità senza la retorica della politica che si scopre, in questa occasione più che mai, del tutto inadeguata a capire la povera gente
Viene dalla gente quell’invettiva contro una classe dirigente che, ad ogni livello, non ha impedito che questa tragedia potesse maturare e accadere . Molti cittadini arringati dai soliti politici spesso hanno declamato che, era meglio morire di cancro che di fame, distogliendo i melillesi dal problema inquinamento e molti rassegnati ci hanno creduto. Adesso però succede che si continua a morire di cancro e purtroppo anche di fame. Il petrolchimico non regge più, non si sono fatte le bonifiche, nessuno interviene quando le puzze costringono i cittadini a barricarsi in casa. I cittadini adesso sono stanchi e pretendono di avere dignità, pretendono che la politica riscopra la propria autentica missione.
.Melilli però è un’altra cosa, si vive in una dimensione diversa. Mercoledì sera, intorno alle ore 23 si notava un andirivieni di ragazzi e ragazze che dal bar vicino portavano vassoi di bicchieri con bottiglie di vino e prosecco dentro il comune, si proprio al comune nella stanza del Sindaco illuminata si brindava. Ci siamo chiesti cosa venisse festeggiato, forse la vittoria dell’Italia di lunedì, ma no, con due giorni di ritardo? Non poteva essere, ed allora ci siamo chiesti se per caso il sindaco non avesse scelto il quarto assessore, mistero. Prima di mezzanotte le luci si sono spente ed alla chetichella sono usciti tutti i sostenitori del sindaco, da Scollo a Gigliuto, da Nuccio Caminito a Remo Ternullo, da Nuccio Ternullo alla sorella assessore.
Certo era strano, molto strano, abbiamo pure pensato che i lor signori hanno scambiato il comune, la stanza del sindaco, per un dopolavoro? Ieri abbiamo avuto l’illuminazione, i giornali hanno comunicato che al sindaco lunedì hanno appioppato l’ennesima condanna di 12 mesi che, a questo punto, diventa il preludio alla susseguente sospensione per 18 mesi dalla carica di sindaco. Ora abbiamo la certezza, si stava brindando al patto di ferro tra la coalizione che dovrà sorreggere le sorti dell’amministrazione non appena il sindaco sarà sospeso. Per questa ragione a giorni sarà nominato il quarto assessore che sarà pure nominato vice sindaco che prenderà il posto di Cannata sospeso. Si accettano scommesse, il vice sindaco uscirà da una terna di nomi tra Remo Ternullo, Daniela Ternullo e Nuccio Scollo. Qualcuno obietterà, ma il vice sindaco non è Enzo Coco? Vero, ma di Enzo Coco eventuale sindaco facente funzione non si fida nessuno, si sa che chi ha tradito la prima volta può continuare a tradire. Ed allora? I cittadini si chiedono che fare?
La prima riflessione dicono, è quella di riappropriarci di percorsi di speranza, attraverso tre parole chiave: libertà, solidarietà, sostegno. E’ vero che siamo in una stagione difficoltosa, ma è anche vero che ci sono situazioni ben diversificate . Non diciamo che ci sia gente che naviga in chissà quale tipo di situazione felice, tuttavia crediamo che sia necessario che questa forte spaccatura, che nella società melillese si è verificata, si debba sanare e risolvere. Il rimedio passa per tre parole: “rinnovamento, solidarietà e sobrietà”, per ridare speranza.
Il secondo aspetto riguarda la vita della polis che ci guida . Bisogna che la politica abbandoni l’esercizio sofisticato delle appartenenze e recuperi la dignità della comprensione della vita delle persone . Purtroppo qui siamo caduti dentro questi strani diaframmi, che non consentono di dialogare, di parlare e forse anche di protestare.
Siamo diventati all’improvviso incapaci di porre in atto una parola sapienzale . Bisogna che sia necessario invece, che la politica ritorni ad essere quell’opera di attenzione alle esigenze del cittadino . Bisogna dire a tutti, cioè a quelli che giocano a fare la politica come scherzo, a quelli che si sono arricchiti con la politica e a quelli che non sanno più cosa sia la parola politica di porre molta attenzione a non mortificare il popolo, ma bisogna ricominciare dagli ultimi, ridare dignità alle persone bisognose, togliere le ingiustizie legalizzate, perché ce ne sono parecchie in giro.
Un tempo, esisteva nei Comuni il terribile elenco dei poveri . Vi erano iscritti individui e famiglie allo sbando, quanti non riuscivano a mangiare .Con il progresso, quegli elenchi sono stati soppressi La vita costosa di oggi esige interventi significativi, con un piano solido che segua le condizioni di povertà e abbia la forza di affrontare i problemi. L’amministrazione dice di non avere risorse, le opere di volontariato gratuito non reggono l’impatto di cifre importanti. Se qualcuno si ritrova solo, è la fine. Il grido contro la povertà non è nemmeno raccolto, abbozzi di soluzione nemmeno.. Ipotesi, slogan e poco più. Non è possibile attendere ancora. Lo chiede la convivenza civile, la pietà umana, la tutela della vita.
Per questa ragione mi piace chiudere questo articolo con una frase di un grande pacifista : “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci” Mohandas Gandhi
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