Dalla Lukoil Russia ci fanno sapere che gli impianti collocati in Italia, praticamente i nostri impianti collocati tra Melilli e Priolo, sono destinati a chiudere. Ciò dovrebbe avvenire entro 40 giorni.

Il problema era già noto fin dal primo luglio 2021 e non per colpa della guerra Russia – Ucraina, non ancora scoppiata. Dal primo Luglio dell’anno scorso, la politica del territorio con in testa i sindaci Giuseppe Carta di Melilli, Pippo Gianni Priolo, Giuseppe Di Mare Augusta, insieme alla CGIL; CISL; UIL, si sono distinti nel dichiarare che il problema annunciato non avrebbe coinvolto il nostro petrolchimico, asserendo che diverse soluzioni avrebbero annullato il problema. Da ieri i media hanno reso pubblico, invece, che nei primi di dicembre la Lukoil è destinata a chiudere.

Adesso vorremmo sapere a chi dovrebbe essere addebitato tutto questo? Al menefreghismo della politica? all’immobilismo delle istituzioni e delle forze sociali? condite da tante rassicurazioni, che da oggi si scoprono tutte farlocche, smentite, tra l’altro, dai media con in testa la Repubblica di Palermo, che da ieri hanno lanciato l’allarme.

Si potrebbe fare ancora in tempo ad intervenire? Bisogna provarci. Occorre una grande mobilitazione generale, che veda insieme lavoratori e cittadini. Occorre una grande unità di intenti tra Sindaci, Sindacato, Istituzioni, Parlamentari e tutte quelle forze sociali, perché da qui a poco la nostra provincia potrebbe andare incontro ad una catastrofe socio -economico- occupazionale mai conosciuta dal dopo guerra ad oggi.

Occorre che i nostri Sindaci scendano in campo per difendere il nostro territorio. Facciamo un appello accorato Al Sindaco di Melilli Giuseppe Carta, oggi anche novello deputato Regionale, affinché possa sensibilizzare lo stesso parlamento  Regionale. Occorre ritornare allo stesso livello di unità sindacale e coesione sociale come il 2016 che impedì la svendita di Versalis.

Ma potrebbe arrivare una svolta alla crisi che sta attraversando la raffineria di Priolo aggravata dall’embargo deciso dall’Ue per il petrolio russo via mare, l’unico greggio che arriva allo stabilimento della Lukoil, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, tra occupazione diretta e indotta.

L’inasprimento delle sanzioni alla Russia e in particolare al petrolio russo rischia infatti l’immediata chiusura della raffineria Isab che si trova a Priolo nell’area industriale di Siracusa. E quindi al collasso dell’intera zona industriale, uno dei più importanti poli petrolchimici d’Europa.

Per la prima volta, a quasi cinquant’anni dalla fondazione, si fa più concreto il pericolo di una chiusura dell’impianto per quello che ormai tutti da queste parti chiamano «effetto boomerang delle sanzioni alla Russia di Putin» e di un atteggiamento da parte del sistema creditizio che è giudicato «inutilmente ostile» nei confronti di un’azienda di diritto italiano controllata dalla Svizzera, Litasco SA, a sua volta controllata da Lukoil, il cui fondatore e numero uno Vagit Alekperov si è dimesso qualche mese fa.

Il colosso petrolifero russo Lukoil sta valutando la cessione della raffineria Isab di Priolo, in provincia di Siracusa, per limitare gli effetti delle sanzioni decise dall’Ue contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina e in vista dell’imminente embargo del petrolio russo.

E’ quanto scrive l’agenzia Bloomberg citando indiscrezioni che non trovano conferme, in base alle quali le attività della controllata Litasco, braccio operativo internazionale di Mosca, sarebbero divise in due branche distinte: una con base a Ginevra e l’altra a Dubai.

Nel piano di riorganizzazione rientra anche la cessione dello stabilimento petrolchimico di Priolo da 300 mila barili al giorno. Acquisito il 49% da Erg nel 2008, Lukoil ha successivamente esercitato le opzioni di acquisto sulle restanti quote nella joint-venture Isab, salendo al 60% nel 2011 e al 100% due anni dopo.

In sostanza se le cose fossero destinate a restare senza soluzione, dopo 50 anni tanta fatica per nulla.

 

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