E’ di questi giorni la notizia dei rinvii a giudizio di alcuni dirigenti della raffineria di Milazzo per aver violato i limiti di tollerabilità delle emissioni odorigene prodotte dalla raffineria stessa a scapito dell’ambiente e salute pubblica.
A darci la notizia Giuseppe Marano, l’ex consigliere comunale di Milazzo, che a seguito di numerosi episodi di molestie olfattive, denunciò, con dati alla mano, i responsabili della raffineria. Ma i dirigenti della raffineria invece di chiedere scusa ai residenti molestati querelarono Marano chiedendogli persino un esoso risarcimento di 400 mila euro con la motivazione di “procurato allarme sociale”.
Marano, ovviamente, non si è mai arreso e assetato di giustizia va avanti insieme al suo rappresentante legale avv. Antonio Giardino del foro di Barcellona Pozzo di Gotta. Perché quando si è nel giusto si va avanti con coraggio e dignità. A testa alta e schiena dritta. E, devo dire che ha fatto bene, perché, secondo la letteratura scientifica, il problema degli odori molesti di derivazione industriale, spesso conseguito da sostanze cancerogene (Gostelow et al., 2001; Stuetz et al., 2001), oggi, non viene più sottovalutato, anzi, viene considerato prioritario ad altri impatti, in quanto causa principale di “non salubrità dell’aria che noi respiriamo”, di varie patologie tumorali, di degrado e svalutazioni terreni agricoli e abitazioni, malcontento e lamentele da parte delle comunità circostanti le sorgenti di emissione (Bertoni et al, 1993; Stuetz et al., 2001; Van Harreveld, 2002; Frechen, 2003). Inoltre, la Corte di Cassazione nella sentenza 18 gennaio 2017, n. 2240 conferma l’orientamento di “Getto pericoloso di cose” con riguardo alle emissioni da attività produttiva autorizzata consolidata da Cassazione 2745/2008.
Ora, poiché non esiste una normativa statale, ne un decreto regionale siciliano che prevedano disposizioni specifiche e valori limite in materia di odori, in caso di “Molestie olfattive” da attività comunque autorizzata, spetta al Giudice penale valutare la legittimità delle emissioni alla stregua del criterio della “Stretta tollerabilità”. Bastano anche poche persone per consentire al Giudice di trarre elementi per ritenere sussistente il reato.
Infatti, oggi, una ulteriore richiesta di rinvio a giudizio da parte del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, va carico dei dirigenti della Raffineria di Milazzo, che secondo l’avvocato Antonio Giardina, difensore del dott. Marano, i dirigenti in questione hanno violato diverse disposizioni di legge e per di più superato i limiti di tollerabilità emissioni secondo ex art. 844 c.c.
Infatti, durante l’esercizio, lo stabilimento immetteva nell’aria, ovvero provocava emissioni di gas, vapori e/o di fumo, anche maleodoranti, atti a offendere e, in ogni caso, a molestare le persone residenti a Milazzo.
In una nota, il Gip avrebbe sottolineato la violazione dei valori delle emissioni prodotte dalla Raffineria ed un comportamento che avrebbe cagionato un disastro da cui derivava un concreto ed effettivo pericolo per l’incolumità pubblica.
Questa è la seconda richiesta di rinvio a giudizio nel giro di appena una settimana, che viene contestata ai direttori che si sono susseguiti ai vertici della raffineria dal 2009 al 2014. Quindi, ulteriore richiesta di rinvio a giudizio rispetto a quella notificata il 2 agosto u.s. a carico del solo Dott. Marco Antonino Saetti, dei successivi direttori generali della Raffineria di Milazzo S.c.p.a., dal 2012 al 2014, nello specifico a carico del Dott. De Santis Gaetano e Dott. Maugeri Pietro e della stessa Raffineria di Milazzo S.c.p.a.
De Santis e Maugeri avrebbero, secondo l’accusa, agito nella loro qualità di direttori pro tempore della Raffineria di Milazzo.
Come volevasi dimostrare, a Milazzo, nonostante sia presente una sola raffineria, le denunce dei cittadini molestati a causa dell’insalubrità dell’aria, hanno funzionato, cosa diversa possiamo affermare su Siracusa e provincia, laddove dal 2014 attendiamo risposte da parte della procura della città di Archimede, nonostante, in una porzione esigua di territorio lunga circa 20 Km, si erge il più grande polo petrolchimico e petrolifero d’Europa, rappresentato da ben 5 raffinerie e 13 impianti chimici e metalmeccanici.
In che modo dovremmo risolvere i problemi di inquinamento ambientale noi residenti del quadrilatero industriale siracusano se poi la parola scritta di un gruppo di cittadini o di un singolo cittadino, che si definisce “Popolo inquinato”, viene offuscata dal “Sistema Siracusa”?
Mi chiedo semmai è esistita una istituzione che ha tutelato l’ambiente e la vita di ognuno di noi. Un dubbio, a mio avviso, indissolubile, che si ripresenta ogni 5 anni, ogni qualvolta si elegge un nuovo parlamentare, un altro presidente della regione, un sindaco di un comune limitrofo agli impianti industriali, un nuovo prefetto e un nuovo procuratore del tribunale di Siracusa.
Non posso che augurare a Giuseppe Marano, mio amico di battaglie ambientaliste, in nome e per conto de “Il popolo inquinato siciliano” e al suo legale avv. Antonio Giardina, di godersi queste 2 prime vittorie con la speranza che anche da noi, a Siracusa, si possano insediare, istituzionalmente parlando, uomini dotati oltre che di onestà intellettuale, di grande “Coscienza ecologia”, perché altrimenti, con questo aumento di neoplasie tumorali, non andremo da nessuna parte, anzi, certamente, solo da una parte.
Dott.ssa Mara Nicotra
Ricercatore e consulente in problematiche e politiche ambientali

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