E’ passato un mese dal giorno in cui in consiglio comunale, il gruppo di Sorbello non è riuscito a sfiduciare Cannata. Tutti scommettevano sull’esito finale, tutti erano convinti che il cammino di Cannata sarebbe stato interrotto la sera del 29 settembre, ma così non è stato. Anzi la sera del 29 si è consumato il colpo di scena, un sindaco che ufficialmente viene appoggiato da 2 consiglieri, sfiduciato da 12 con 6 astenuti e tra questi Nuccio Scollo, che vive e governa con l’appoggio del rivale nipote Pierfrancesco, il quale, gli ha conteso fino all’ultimo voto.
Adesso Cannata e Scollo (Nuccio) sono alleati, e si prendono gioco degli avversari.
Noi su questi avvenimenti abbiamo voluto fare un pò di satira, dandovi nel contempo il significato di satira ed il giudizio della Corte di Cassazione.
«La satira – scrive Daniele Luttazzi – è un punto di vista e un po’ di memoria». Questo, assieme ai temi rilevanti che affronta, la distingue dalla comicità e dallo sfottò (la presa in giro bonaria), nei quali l’autore non ricorda fatti rilevanti e non propone un punto di vista ma fa solo del “colore”.
La definizione di satira va dettagliata sia rispetto alla categoria della comicità, del carnevalesco, dell’umorismo, dell’ironia e del sarcasmo, con cui peraltro condivide molti aspetti: con il comico condivide la ricerca del ridicolo nella descrizione di fatti e persone, con il carnevalesco condivide la componente “corrosiva” e scherzosa con cui denunciare impunemente, con l’umorismo condivide la ricerca del paradossale e dello straniamento con cui produce spunti di riflessione morale, con l’ironia condivide il metodo socratico di descrizione antifrasticamente decostruttiva, con il sarcasmo condivide il ricorso peraltro limitato a modalità amare e scanzonate con cui mette in discussione ogni autorità costituita. Essa si esprime in una zona comunicativa “di confine”, infatti ha in genere un contenuto etico normalmente ascrivibile all’autore, ma invoca e ottiene generalmente la condivisione generale, facendo appello alle inclinazioni popolari; anche per questo spesso ne sono oggetto privilegiato personaggi della vita pubblica che occupano posizioni di potere. Queste stesse caratteristiche sono state sottolineate dalla Corte di Cassazione che si è sentita in dovere di dare una definizione giuridica di cosa debba intendersi per satira: « È quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene. »
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