Alzi la mano chi, assistendo a quanto sta avvenendo dentro e fuori i corridoi del palazzo comunale di Melilli, fra manovre segrete e accordi più o meno taciti, liti e provocazioni, non abbia avuto la sensazione di trovarsi in un’altra epoca. A noi sembra per esempio quella del declino e della definitiva caduta dell’Impero romano alla vigilia delle invasioni barbariche. E questo non solo per i comportamenti tenuti da buona parte dei nostri politici, ma anche per il modo in cui gli stessi interloquiscono tra loro e con i cittadini: con un linguaggio sempre più “pesante”, di quelli che ormai da troppi anni usano perfino i nostri leader a livello nazionale, ma a cui facciamo ugualmente fatica ad abituarci. Un linguaggio barbaro, che sembra voler far passare il concetto errato che la maleducazione equivalga alla chiarezza, e l’incisività mediatica, la volgarità a “onestà intellettuale”. Sia chiaro, nessuno rimpiange il “politichese” vellutato, quello ipocrita e volutamente incomprensibile del passato, che ancora oggi ogni tanto salta fuori soprattutto in prossimità di nuove elezioni, ma riteniamo inaccettabile che una classe dirigente si esprima spesso come al bar. Quello che viene fuori da certi scontri verbali, da alcuni interventi spesso fuori contesto, non è una maggiore comprensibilità per i destinatari dell’informazione, ma un progressivo scadimento dell’autocontrollo e della decenza di chi parla, che a sua volta fa perdere valore e interesse al messaggio che vuole dare al pubblico elettorale, interlocutore passivo e sempre più disinteressato dalle “liti tra comari”. In tempi di vacche grasse questi scambi di “cortesie” generalmente avrebbero aiutato il cittadino medio a ingannare la noia, a riderci su. Ma in momenti difficili come questi, dove la gente ha cose più importanti a cui pensare, trasmettono solo fastidio e nervosismo. Sembra quasi che chi occupa ruoli di responsabilità non si renda conto che in ascolto c’è una cittadinanza sgomenta che chiede di essere spronata, motivata, aiutata, e non provocata e irritata. Non è solo un problema di “parolacce”, quelle esistono dalla notte dei tempi e talvolta, seppur fastidiose da sentire, passano in secondo piano rispetto ai concetti espressi. E’ proprio la mancanza di rispetto per le parole, per i problemi reali della gente, per chi ascolta, che imbarbarisce la figura del politico melillese, che lo rende estraneo e lo allontana da un elettorato sempre più schifato e distaccato.
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